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La redazione

La poca cura della casa comune

Dai dati nuovi emersi, il nostro Paese è ufficialmente in debito ecologico: abbiamo consumato più risorse di quelle che il territorio è in grado di rigenerare naturalmente.

Nell’ottica dei valori espressi nell’Enciclica Laudato sì, Papa Francesco continua a ribadire «l’urgente necessità di proteggere l’ambiente» e di «lavorare concretamente per affrontare gli effetti del cambiamento climatico». Un tema, quello della questione ecologica, al centro degli interessi di Papa Francesco e della Chiesa che desidera impegnarsi nella cura della Casa Comune, insieme a molte organizzazioni e persone che condividono le stesse preoccupazioni e speranze. Un tema che anche attraverso il Festival della Missione si è cercato di mettere sul piatto della bilancia per cercare di fare tutti la propria parte.

La preoccupazione per il presente e il futuro del pianeta, per il cambiamento climatico, per la crisi socio-ambientale, arriva ovviamente da tutto il mondo. Rimane ripetuto in vari contesti che il grido della Terra è lo stesso grido dei popoli, degli impoveriti e degli sfruttati. E proprio perché la Chiesa non può rimanere indifferente a tutto ciò che riguarda la vita, preoccupano i nuovi dati che arrivano dall’ Ong Global Footprint Network. Il Global Footprint Network è un'organizzazione internazionale orientata nel promuovere la sostenibilità attraverso l' Impronta Ecologica, uno strumento di contabilità ambientale che misura quante risorse naturali abbiamo, quante ne usiamo e chi usa cosa.

In debito con il pianeta terra: è appena scattato l'Overshoot Day

Siamo solo a metà maggio, eppure l’Italia ha già virtualmente consumato tutte le risorse naturali a disposizione per il 2023, andando così in debito ecologico. Come anticipato, l’Italia non è né peggiorata né migliorata rispetto allo scorso anno. Ma non c’è comunque di che rallegrarsi. Stando ai dati diffusi dal Global Footprint Network, l‘impronta ecologica dell’Italia è di 3,3 ettari globali (gha) per persona, mentre la biocapacità globale media è di 1,6 ettari globale. Di conseguenza, se tutti i paesi del mondo consumassero risorse alla stessa velocità dell’Italia, servirebbero quasi tre Pianeti per soddisfare tutte le richieste.

 La situazione, com’è facile immaginare, non è uguale in tutti i Paesi del mondo. Lussemburgo ha esaurito le sue risorse per il 2023 il 14 febbraio, mentre il Qatar il 10. Tra i più virtuosi troviamo invece l’Ecuador, il cui Country Overshoot Day è atteso per il 6 dicembre, e la Giamaica, che consumerà tutte le risorse disponibili per l’anno il 20 dello stesso mese.

Il sistema di calcolo ideato dal Global Footprint Network si basa su dati che comprendono il periodo che va fra il 1961 e il 2018. In linea teorica non tengono conto delle conseguenze derivanti né dalla guerra in Ucraina né dalla pandemia di Coronavirus. Il network ci tiene però a spiegare che gli eventuali buchi relativi alla rendicontazione del debito ecologico vengono riempiti utilizzando dati provenienti da altri database, come quelli del Global Carbon Project e dall’International Energy Agency.

Accanto dal Country Overshoot Day esiste anche l’Earth Overshoot day, ovvero il giorno in cui la popolazione mondiale arriva a utilizzare tutte le risorse naturali disponibili per l’anno in corso. Negli ultimi anni l’andamento è stato altalenante. E se il 2020 aveva visto una timida inversione di rotta a causa dei lockdown dovuti alla pandemia di Covid-19, a partire dal 2021 si è assistito a una nuova crescita dell’impronta ecologica: nel 2022 il giorno in cui l’umanità è entrata il debito ecologico è stato il 28 luglio. Per i dati relativi al 2023 dovremo aspettare il 5 giugno: sarà proprio in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente che il Global Footprint Network diffonderà i dati aggiornati.

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